aprile
Scrivo lettere ad associazioni agricole, ambientaliste, politici emergenti nazionali per far presente la situazione. Dopo 15 anni di intesa attività come responsabile nel Frignano del WWF (dal 1993) sentitomi tradito nei miei stessi ideali cesso la mia appartenenza a quella associazione e la mia partecipazione nelle sedute della Consulta Ambiente del mio Comune. Per preparami alla necessità di un probabile cambio di orientamento produttivo scrivo anche all’organismo di controllo sulla agricoltura biologica chiedendo di poter acquistare asini anche non biologici in sostituzione delle pecore, da vendersi tutte al più presto.
maggio
La mia insistenza presso gli Enti di assumersi la responsabilità generale dei danni provocati dagli animali selvatici, di loro proprietà, e risarcire per quel motivo i danni in toto agli allevatori, come sarebbe obbligato a fare un qualsiasi proprietario privato di animali, ottiene l’effetto opposto rispetto a quanto auspicato. Con una delibera di Giunta Regionale (701 del 19 maggio 2008) sui meccanismi generali di risarcimento per i danni alle coltivazioni ed allevamenti agricoli dagli animali selvatici per la prima volta si specifica bene nella norma un vincolo (che poi sarà maggiormente sviluppato nelle decisioni successive dell’Ente) “grazie” al quale in assenza della prevenzione svolta dall’agricoltore o allevatore (a sue spese, con minimi aiuti per l’acquisto del materiale) si perde il diritto ad ottenere gli aiuti pubblici. Fino a quel momento un concetto del genere (l’obbligo per l’allevatore di proteggere i suoi animali da predatori esterni) lo si poteva ritrovare solo tra le righe della normativa nazionale per il benessere animale, che comunque non risultava fosse mai stato applicato anche in aziende ad esempio Toscane che subivano predazioni continue da parte dei lupi ormai da dieci anni. I danni agli allevatori per colpa di animali predatori rimangono indennizzati secondo le norme della LR. 27/2000 (controllo della popolazione canina) definite nelle procedure dalle delibere consigliari 416/2002 e 32/2005.
settembre
settembre
ottobre
ottobre
dicembre
Nel dicembre 2008 ottengo un minimo risultato: con una delibera di Giunta Regionale (207 del 16/12/2008) vengono modificati i criteri per i risarcimenti stabiliti dalle delibere del 2002 e 2005. Il valore dei capi per stabilire l’indennizzo rimane al 90% del valore di mercato ma viene previsto anche un aiuto sulle spese di smaltimento, prima non incluse. A differenza di quanto previsto nelle norme sui danni generali all’agricoltura indennizzate secondo le leggi sulla caccia, non viene prevista come causa esplicita di esclusione di questi particolari aiuti la mancanza di opere di prevenzione. Nella delibera di Giunta c’è però un primo richiamo, nelle premesse, all’obbligo della tutela dai predatori secondo i disposti delle norme del 2001 sul benessere animale.
dicembre
gennaio - dicembre
L’anno 2009 è relativamente tranquillo. Sono uccise dai lupi solo 4 pecore. Vivo soprattutto l’amarezza di vedermi decurtato di migliaia di euro di contributi pubblici per agricoltura biologica per effetto della riduzione del numero degli animali pascolanti.
Nel settembre 2009 la Provincia di Modena mi avvisa telefonicamente l’imminente disponibilità del materiale per modificare le recinzioni. Accade in una giornata nella quale sono particolarmente afflitto. La mia risposta è che non sono più sicuro di voler fare quelle opere, ma che comunque quando sarà pronto mi facciano sapere. Nei mesi successivi non segue nessun’altra comunicazione dall’Ente. Il gregge ormai si è ridotto di un quarto rispetto a quello che era nel 2006.
maggio
giugno
I primi giorni di giugno 2010 mi arriva la chiusura istruttoria per gli aiuti alle predazioni 2009. Le spese di smaltimento non mi sono state pagate (al momento di fare la domanda non sapevo che la Regione aveva deliberato in quel senso). Il funzionario della Provincia, mio collega di lavoro da oltre 20 anni, non si era preoccupato di chiedermi una integrazione per potermi pagare anche quelle. Dopo una tremenda litigata telefonica con lui, scrivo una vibrata mail di protesta all’Assessore Provinciale Agricoltura. Chiedo chiarimenti sulle procedure ma tra le righe mi lamento anche ufficialmente del comportamento di quel funzionario/collega.
giugno
Il 21 giugno 2010 i veterinari AUSL insieme al tecnico della Provincia del quale mi ero lamentato con l’Assessore qualche giorno prima mi DIFFIDANO A TROVARE UNA SOLUZIONE ALTRIMENTI VERRÒ DENUNCIATO PER MALTRATTAMENTO DELLE PECORE ai sensi del D.lgs del 2001 sul benessere animale (l’art.12, che ho già spiegato). Non era mai successo prima, probabilmente in tutta Italia, che in caso di predazioni ad un allevatore venisse fatto un ragionamento del genere. E credo non sia mai più accaduto. Anche ora, a distanza di 15 anni, nessuno mi toglie dalla testa che fu una ritorsione a carattere personale di quel funzionario per quella mia lamentela su di lui, che i veterinari assecondarono. La misura del mio sdegno è colma: due giorni dopo regalo tutti gli animali rimasti ad un pastore di altra zona. La stampa da molta visibilità alla mia vicenda.
giugno
giugno
ottobre
marzo-giugno
L’espansione del lupo nell’appennino Emiliano-romagnolo continua rapidamente. Nella primavera 2011 i tecnici della Provincia di Bologna, a pochi km in linea d’aria da casa mia, affermano pubblicamente che è certo che il lupo ha già colonizzato tutti i territori disponibili fino ai margini della pianura. Intanto il problema lupo diventa sempre più grave anche in altre parti di Italia. Iniziano prese di posizione delle comunità locali, Sindaci in testa, che chiedono che venga fatto rapidamente qualcosa per limitare il proliferare della specie. Si moltiplicano le dichiarazioni di varie associazioni sorte spontaneamente un po’ ovunque, costituite da allevatori o semplici abitanti delle montagne. Si punta il dito da parte loro contro il business economico rappresentato dal ritorno del lupo per molti “studiosi” e Parchi. Si ricorda il pericolo della specie per l’antropofagia da sempre esercitata dove il lupo è stato presente. L’impossibile convivenza della pastorizia con i lupi. La necessità di autorizzare i pastori a esercitare anche l’auto-difesa armata per la propria incolumità e quella delle greggi.
Con il decreto di Giunta Regionale 1592 del 2011 sugli aiuti generali all’agricoltura in caso di danni da animali selvatici si ribadisce quanto deciso nel 2008, ovvero la necessità di opere di prevenzione da parte degli imprenditori, a pena di esclusione dei contributi in caso di danni. Vengono stanziate risorse e previsti disciplinari per l’acquisto e messa in opera dei dispositivi di prevenzione, con innumerevoli vincoli sulle loro caratteristiche e certificazioni. Il fondo regionale per gli indennizzi ai sensi di questo decreto esclude espressamente gli aiuti per le predazioni sul bestiame, ma tra gli acquisti di opere di prevenzione danni ammesse al contributo pubblico rientra anche l’acquisto di cani da difesa del gregge, con una prima commistione nelle norme tra danni da fauna generali all’agricoltura e danni da animali predatori agli allevamenti.
dicembre
Nell’inverno 2011 gli “amici dei lupi” continuano a minimizzare il problema. È il loro idolo quello che continua ad essere in pericolo di estinzione, non gli allevatori di animali al pascolo. E continua la loro disinformazione circa l’assenza assoluta di pericoli per l’uomo.Intanto accadono altre stragi nell’appennino. Decido comunque di provare nuovamente con le pecore, acquistandone sei esemplari.
marzo
La stampa da ampio rilievo allo studio di un biologo secondo il quale l’incidenza del problema sugli allevamenti zootecnici nell’appennino modenese è assolutamente trascurabile. Solo il 2,5% della sua dieta infatti pare derivi da animali domestici, per il resto secondo quel laureato si ciba di animali selvatici. Si riportano anche affermazioni dello studioso secondo il quale dall’unità d’Italia in poi non si sarebbero mai verificati casi di aggressione all’uomo. Una vera e propria menzogna, considerando che tra le due guerre mondiali ci furono anche uomini uccisi da lupi, non solo aggrediti. E i casi di semplice aggressione senza essere fatale furono molteplici (nel 2019 il giornalista Giovanni Todaro ha pubblicato un libro documentario di quasi 800 pagine basato su ricerche negli archivi storici – Storie vere di lupi cattivi – nel quale sono elencati innumerevoli casi relativi anche al quel periodo storico).